Con orgoglio accogliamo il Maestro José Dalì a nostro Socio Honoris Causa.
Il Maestro non ha bisogno di presentazione.
Nella foto che abbiamo scelto per rappresentarlo si vede sullo sfondo una sua famosa opera, che ho avuto il piacere di apprezzare dal vivo assieme a una miriade di capolavori esposti nella sua Casa Museo.
Spicca in quest’opera dalla complessa ermeneutica la posizione scelta per il centro visivo: la parte vitale della Donna col volto trasparente e il collo in approccio eretto e nobile appare coperta. Le pudenda sapientemente svelate con una cornice vuota che racconta il cielo uniformandosi con lo sfondo azzurro che presenta esili stralci di nubi evanescenti.
La figura femminile vanta una zampa da rapace, evidentemente allusiva, che si tiene ben salda sul Mondo Scacchiera che termina o si fonde col ceruleo sfondo.
Il potente effetto prospettico viene garantito dalle linee di fuga della scacchiera.
Sulla sinistra un mirabolante cavallo alato dalle giunture artificiali, probabilmente proiezione onirica della figura femminile.
Forse la Donna costretta rapace in un mondo dove non può che tenere ben saldi gli artigli ordendo trame di scacchi per sopravvivere sogna di librarsi in aria sul cavallo alato.
O forse la Donna troppo aggressiva non può volare.
La Natura viene rappresentata dal Maestro anche Effettista con un esiguo albero spoglio a rappresentare che oggi il ruolo della donna non le consente di librarsi.
Di ardua interpretazione le tre piattaforme quadrate di colore giallo aeree poste sulla sinistra. Perché proprio tre? Inutile ripercorrere noti riferimenti biblici o numerologici sul Tre, forse l’Autore ha inteso in questo contesto narrativo elencare le poche alternative di possibilità di tragitto proposte alle donne. Non a caso ardue e trafitte da frecce. O opzioni segrete per potenziali avventurose vie.
Tornando alla Donna, ella non può permettersi nuda, vera fino in fondo, costretta a indossare un orologio a ricordarle di non potersi dissociare dallo spazio/tempo e reca appoggiata una sciarpa rossa, come intendesse rammentare a se stessa che nella sua vita ha sempre dominato la passione.
L’opera è stata concepita dall’Artista nel periodo del movimento femminista quando i toni della rivolta divennero talmente forti da rasentare la volgarità.

Nonostante la constatazione di alcuni limiti della condizione femminile l’afflato dell’opera risulta solare, come se il ruolo dell’Uomo sia quello di ammirare la deliberazione femminile di accettare di essere assieme Ancora e Sogno, a condizione che non sia del tutto snaturata. Ma i colori vividi non devono distrarre dalla sottile pungente critica ironica sul rischio che alcune donne divengano come rapaci.

Dott. Francesca Romana Fragale