La carne sintetica fa tremare i piccoli allevatori: il business è già partito
Siete pronti a gustare un bel hamburger sintetico? Quella che potrebbe sembrare soltanto una provocazione, ormai è già una realtà, tanto che alcune catene di fast food come Burger King si sono attrezzate per offrirlo alla propria clientela, al pari di alcuni supermarket americani. Ad aver creduto in questo business innovativo sono state proprio due aziende d’oltreoceano, la Impossible Foods e la Beyond Meat.
Ma che cosa si intende esattamente per ‘carne sintetica’? Quella attualmente sul mercato è di origine vegetale, ma ottenuta mediante processi tecnologici del tutto analoghi a quella indicata come la carne del futuro, che sarà fatta di veri tessuti muscolari. Altre diciture di questo prodotto sono ‘carne pulita’ e ‘carne coltivata’. Benché nessun termine lasci intendere nulla di particolamente gustoso, il primo assaggiatore di questo cyber cibo, nel lontano 2013, il critico culinario Hanni Ruetzler, lo giudico’ un alimento che si avvicina alla carne, anche se meno saporita, ma dalla consistenza perfetta. Sotto l’aspetto scientifico la ‘carne sintetica’ viene creata in laboratori altamente tecnologici, attraverso il prelevamento di cellule muscolari e la loro successiva nutrizione a base di proteine, che aiutano la crescita del tessuto. Una volta che il processo è partito, teoricamente è possibile continuare a produrre carne all’infinito senza aggiungere nuove cellule da un organismo vivente. La produzione di carne in vitro richiede un conservante, come il sodo benzonato, per proteggere la carne in crescita da lieviti e funghi.
Inutile dire che la ‘carne sintetica’ sia vista come una grande alternativa alla carne tradizionale da coloro che vedono negli allevamenti tradizionali , specie quelli intensivi, una delle prime cause dell’inquinamento globale, nonché luoghi dove gli animali vengono maltrattati. Di contro, è evidente che la produzione e la diffusione delle ‘carni sintetiche’ rappresenti un rischio per tutti i piccoli allevatori e le loro filiere, in quanto la produzione della stessa sarà sempre appannaggio di grandi gruppi, i soli in grado di realizzare un alimento che richiede tecnologie avanzate non alla portata di tutti. L’ennesimo monopolio sul cibo?
Articolo di Fabio Grosso tratto da FoodLegalNews